Conclusione

‘Ouverture’ non ci fa chiudere qui il discorso, certamente
che no. Ce lo amplifica e ce lo orizzonta, inserendolo
nella visione specchiata dell’infinito, in questi nostri
miseri occhi di mortali incalliti e ottusi, ma ora chiamati
- non per propri meriti, ma per un dono della Verità stessa
- a contemplare le future aperture della visione della
vita: della nostra, dell’altrui e del mondo, sorretti nel
cammino faticoso e gioioso, sempre e comunque valevole,
che ci indirizza alla storia quotidiana, che ci svela e ci
prospetta il panorama da sentire e da gustare, e da far
sentire e da far gustare.
‘Ouverture’ non solo apre la storia, in una visione rinnovata
della stessa, ma ci apre, anche noi, ognuno, a questa
storia, per esserne i messaggeri, gli annunciatori, i modesti e
umili ma potenziati e vivificati strumenti; ‘segni’ ‘insegnanti’
appunto, questi nuovi studenti del vivo e del vero, che insegnano
aprendo la storia con la propria offerta di testimonianza
sofferta e preziosa, più valevole di ogni altro tesoro.
Sì, perché questi insegnati, alunni del vento, concretizzano
in sé ogni goccia della Verità nel proprio sangue morale
e fisico, facendolo scorrere come la vera, unica, antica e
sempre nuova autorità: quella della grazia: dell’essere gratis
nel qui e ora: né più, né meno di così: racchiusi in questa
grazia che si apre nell’‘ouverture’ dell’infinito, che soffia
come brezza sul cuore dell’umanità, facendola risorgere
a nuova vita.

(Continua su: https://abrachadabra.blogspot.com/ )

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