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Ottavo dono: la pace rinnovata.
3) Nell’ambito mondiale.
La pace pregata è egoisticale. Allora la correzione: ‘Regina
della Pace sacrificale’. ‘Concedi la pace sacrificale’. ‘Beati
gli operatori di pace sacrificale’. Non ci sono in beatitudine
i pacifisti, gli obiettori, i cristiani e neppure la Chiesa che
lavora come non mai per una pace militare egoisticale.

Il visuato Paterno tocca il battesimo cresimato Figliale, il
peccato, la morte fisica, la Medicazione, l’Eucarestia, la
Messa, la sacrificalità fisica, la guerra; ed eccoli doni rinnovati.
Tocca la pace, ed eccone un dono nuovo: la pace
rinnovata. Della pace egoisticale famigliare ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale sociale ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale mondiale ne fa una pace
sacrificale. Egoisticale la pace mondiale che vogliamo.
Deve darci: sicurezza di vita, stabilità abitativa, continuità
lavorativa, integrità famigliare, gaudio vitale. È una
pace egoisticale animata e motivata unicamente dalla
nostra egoisticità.
1) È proprio quella che domandiamo tutt’ora alla Regina
della Pace; è dunque necessario rettificare il nostro
invocare: non più semplicemente Regina della Pace,
ma: Regina della Pace sacrificale.
2) La stiamo domandando tutt’ora nella Preghiera
Eucaristica: ‘Concedi la pace (militare) ai nostri giorni’.
Un nuovo dire: ‘Concedi la pace sacrificale ai
nostri giorni’.
3) E gli operatori di pace, li collochiamo nella beatitudine
loro con giustezza. Gesù dichiara gli operatori di pace
figli di Dio. È figlio colui che fa quello che fa il padre.
Che il Padre sia operatore di pace non c’è alcun dubbio.
Quale pace produce? Non certo la egoisticale. La sua
pace non è godimento di vita parziale.
È sacrificio della sua vita nella sua creatura per volgerla in
pienezza di vita eterna. Accetta di subire la morte dell’amore
al presente per trasformarla in pienezza di vita
futura. Con una vita sacrificale produce la pace che giustamente
si chiamerà sacrificale. ‘Beati gli operatori di pace
sacrificale, perché saranno chiamati figli di Dio’. Tra quegli
operatori non vi cercate i pacifisti, non vi cercate gli
obiettori di coscienza, perché non ci stanno proprio.
Dovremmo trovarvi i cristiani; non ci stanno neppure loro.
I cristiani fanno Chiesa; vorrei trovarvela, ma neppure ve
la cerco, perché so che non c’è in beatitudine. La Chiesa
ha lavorato tanto per la pace.
Dispone di un peso enorme: il peso del suo potere morale
e spirituale, e lo va sollecitamente impiegando, facendosi
un nome grande.
Più nessuno dei suoi nemici la accusa di essere una guerrafondaia
come fecero con Pio XII per la guerra 40-45.
La sua mediazione, la sua proposta viene sollecitata. La
sua parola e azione di pace la fa grande nel consesso delle
nazioni dove Paolo VI ha gridato: ‘Mai più guerre!’. E
come non dimenticare l’incontro ad Assisi di tutte le religioni
per pregare vistosamente per la pace? Ma forse là si
è dimenticato quale fu la pace generosamente distribuita
dal povero di Assisi: quella che insegnò a frate Leone:
‘Bussato alla porta si farà avanti lo frate guardiano che li
investirà di insulti: gaglioffi importuni! Piglieracci per lo
cappuccio e getteracci a terra e picchieracci a nodo a nodo
per lo bastone nocchieruto’. Fossimo noi cristiani operatori
di pace non egoisticale, ma sacrificale, saremmo figli in
benedizione divina e umana.

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