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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale.
Discipulare è piccolare. Fa il piccolo chi si sente piccolo,
generato e concepito dal Padre che è il Piccolo eternale.
Lo è in generazione eterna del Figlio. Il piacere del piccolare
concezionale, tendenziale, metamorfosale, in cui concepisce
il piccolare angelico e umano. Dal Padre quindi
la prima nozione di Piccolo.

Pneumatica magia quelle del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita, il visuato Paterno me l’ha restituita, il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita. L’ho fatto insegnandomi
l’unico vero discipulare. Esso è:

1) Fare quello che Gesù non ha fatto: rinnegare me stesso.
2) Fare quello che Gesù ha fatto: prendere la croce mia di
odio ecclesiale e seguirla.
3) Impiegando il suo silenzioso devoto amore sacrificale.
4) Per conseguire la mia metamorfosi, come Lui ha conseguito
la sua.
Lui sacrificando tutto il suo bene. Io sacrificando il mio male
e il mio bene. Tutto questo occorre al mio discipulare: fare il
discepolo di Gesù. Le cose da fare sono molte e difficili; in
più, il vero discipulare non è che accenda un grande entusiasmo,
e non sembra che abbia la forza di lanciare un uomo,
che rivendica a parole di non voler seguire alcuno se non se
stesso. È per questo motivo che mi faccio svelto ad affiancare
al verbo discipulare un altro verbo che ha vibrazioni psicologiche
molto più forti, toccanti e commoventi.
Discipulare è piccolare. Piccolare è fare il piccolo. Fare il
piccolo: è dal sentirsi piccolo. Il sentirsi piccolo: è dalla
generazione piccolare: è dalla concezione piccolale. La concezione
piccolare è da Colui che è padre materno dei piccoli.
Siamo saliti alla svelta, siamo andati lontano, nel talamo
eternale, dove incontriamo il Piccolo eternale. Lo è il Padre:
1) Lo è nella sua generazione eternale. Il Padre genera eternamente
il Figlio per espropriazione e cessione eternale.
La personificazione di Figlio e la comunione di vita eternale
è azione divina del suo Agente. Il Padre ama piccolare
in generazione. Quel piacere divino l’ha dal suo
amore sacrificale. Sacrifica la sua proprietà per la generazione
Figliale eternale. Il suo piccolare, pur essendo eternale,
è solamente iniziale. Ne vuole di più. Per questo il
Padre è il Piccolo eternale come pure tendenziale. Tende
al piccolare estremo: sarà prima profondale e poi abissale.
La radice del suo piccolare è nel talamo eternale.
2) Per quella sua tendenzialità a piccolare di più eccolo
passare alla sua fase metamorfosale. Dal suo piccolare
radicale e tendenziale, la sua metamorfosi Paterna.
Colui che si distende nell’eterno, si riduce, si condensa
fino all’estremo, riducendosi a un sommo concentrato
di potenzialità piccolari che si esprimono in queste qualità
nuove: espropriabile, cedibile, concepibile, vivibile
al sacrificale, quindi moribile nell’amore.
Condensando il suo piccolare nel tempo, il Padre concepisce
tutta la piccolarità angelica e umana.
Concezione dei piccoli nel suo metamorfosare: Gesù la
guarda in quell’ottobre dell’anno 30, e ammirandola ha
un sussulto di gioia, che gli fa aprire la bocca e sciogliere
la lingua in un canto di lode al Padre: ‘Ti rendo
lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai
piccoli hai aperto il segreto del piccolare e del loro
magnifico generare’. È il suo piacere concepire, generare
e aprirsi ai piccoli. Il primo concepito nel piccolare
Paterno è il Figlio che del Padre sa tutto, e del Padre
passa conoscenza piena solo ai piccoli. Dal Padre la
genuina nozione di ‘piccolo’: uno che può l’impotenza
e la vuole liberamente.

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