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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale. Il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita.
4) Discipulare è:
b) fare ciò che ha fatto Gesù: prende liberamente la
sua croce. Così il discepolo. La croce è fatta di cose
libere, non necessarie. La confeziona l’odio ecclesiale
che posso odiare. Passa per l’uomo, ma viene
dal Padre, come fu per il Figlio.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco venire fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita, il visuato Paterno me l’ha restitutita, il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita. Me lo fa con queste
conoscenze Figliali:
1) Il Figlio viene in Gesù a pieno carico sacrificale.
2) Viene a viverlo per mano dell’odio ecclesiale.
3) Senza nulla lamentare se non l’irraggiungibile sacrificalità
Paterna.
4) Rimuovendo ogni tentativo angelicale e umano di farlo
deviare.
5) Insegnando ai suoi l’unico vero discipulare, che non è:
veritare, cultuare, pregare, profetare, esorcizzare, miracolare,
ascoltare, familiarizzare. L’unico vero discipulare
è: il fare di quei pochi che rinnegano se stessi:
negarsi continuamente non l’essere intangibile, ma il
sentire, l’agire, e l’acconsentire proprio di uno che per
istinto si ama e odia. È la mia libera sacrificalità; è la
mia libera morte attiva: quella che mi do.
La mia libera morte attiva si pone come condizione assolutamente
indispensabile per passare al vero esproprio
discipulare cristiano.
Devo togliermi il discipulare satanico, per passare a quello
cristiano. Finchè mi amo non posso seguire Gesù.
Seguire Gesù è fare ciò che Lui ha fatto, nella maniera con
cui l’ha fatto, e con la finalità per cui l’ha fatto. Tre dunque
le componenti del mio discipulare: fare, nell’unico
modo, finalizzato.
*) Partiamo dal fare: io pongo il mio discipulare: facendo
quello che ha fatto Gesù: Gesù prende la sua croce (il suo
maestrare).
a) Il discepolo: ‘Prenda dunque la sua croce ogni giorno
e mi segua’.
Attenzione al verbo: prendere. Prendere non è soltanto
accettare (può essere per forza), ma è scegliere
liberamente. Ha prodotto portentosi miracoli per
rendere palese la sua libertà di scelta. Per tre anni
(non la prende) neutralizza miracolosamente i tentativi
di eliminarlo: il primo fu dei suoi compaesani:
‘Io la mia vita la do liberamente e liberamente me la
riprendo’. Il passaggio dalla intangibilità alla sua
distruzione lo compie tra gli ulivi dell’Orto, quando
espropriato si cede.
b) Il mio discipulare vuole che io pure prenda la mia
croce quando espropriandomi mi lascio andare
all’odio dei nemici.
La croce si compone unicamente di cose libere; non ci
stanno le cose necessarie: una malattia, dolore, agonia,
morte fisica, quella naturale, non entrano nelle mie croci
che sono di libera scelta.
La croce è quella che viene confezionata dall’odio umano;
odio che io chiamo ecclesiale, perché ogni persona fa
Chiesa Paterna universale.
La croce dell’odio ecclesiale mi trova sempre pronto a
rigettarla e ad abbatterla. Io posso abbattere l’odio ecclesiale
col mio odio ecclesiale.
Seguendo la croce dell’odio ecclesiale lo faccio liberamente,
col potere che mi viene dall’amore sacrificale.
L’odio ecclesiale lo fanno agire i miei fratelli; ma la sorgente
e la gestione è Paterna.
È il Padre che nella persona accetta di subire la morte dell’amore,
lasciandosi trasformare in morte viva, pronta a
fare azione di morte sui fratelli.
Il Padre dunque fa su le croci dell’odio ecclesiale e me le
manda come ha fatto al Figlio suo.
Perché quella Chiesa ebraica: privilegiata, fatta su con la
Legge e i Profeti, Chiesa privilegiata Paterna fatta su dal
Padre e fatta vivere per quattromila anni, se non per salvare
una porzione di umanità, in un modo più efficace; ma
alla pari e forse più ancora per far su un odio ecclesiale
che avrebbe confezionato la croce per il Figlio suo?
E il Figlio, che per primo vede tutto questo, prende la sua
croce di odio ecclesiale e la vive con devoto, silenzioso
amore sacrificale. Il visuato Paterno mi fa prendere la
croce dall’odio ecclesiale

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