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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale. Il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita.
*) Discipulare è conseguire la mia metamorfosi.
2) La mia: giaccio nel male.
È l’amore di odio, con tutto quanto l’essere e il fare. Anche
il bene me lo fa male. È da Satana e lo devo sciogliere e trasformare
in vita. Due amori da trasformare e con due morti.
Ma dov’è l’amore sacrificale? Non abbiamo il Figliale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita; il visuato Paterno me l’ha restituita, il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita. L’ha fatto insegnandomi
l’unico vero discipulare che è:
1) Fare quello che Gesù non ha fatto: rinnegare me stesso.
2) Fare quello che Gesù ha fatto: ‘Prendere ogni giorno la
croce mia di odio ecclesiale e seguire Lui ’.
3) Viverla alla maniera sua: con devoto silenzioso amore
sacrificale.
4) Per conseguire la metamorfosi mia, come Lui ha conseguito
la sua.
Con la sua libera distruzione fisica, morale, messianica e
divina, totale, pubblica e ufficiale, ha conseguito un meglio
personale per sé, e un bene ecclesiale per noi: potrà fare
Chiesa accidentale prima e sostanziale poi. La sua metamorfosi
si svolge unicamente nell’ambito del bene, per conseguire
un meglio: ‘Trasformazione in meglio di un bene
liberamente sacrificato’. Possiamo dire che la sua metamorfosi
fu più voluttuaria che necessaria. E la nostra?
La metamorfosi è di necessità assoluta e di somma urgenza
se vogliamo entrare in comunione di vita.
Siamo ora impegnati a specificare la nostra metamorfosi.
1) Io giaccio non nel bene, ma nel male. Io mio male è la
mia egoisticità, prodotto dell’amore egoisticale che mi
fa carico alla pari di odio (ugualmente amato): il mio
male è l’amore di odio, o amore di morte.
2) Siccome il mio male è coesteso quanto il mio essere,
esso si estende pure quanto il mio fare. Tutte le mie
azioni nascono per istinto e nascono a pieno carico di
morte dell’amore.
3) Finanche quelle che portano del bene vengono prontamente
e inesorabilmente trasformate in male: mi vengono
egoisticizzate.
4) Il mio male lo devo a quella trasformazione infernale
che Satana ha impresso all’amore Paterno sacrificale
che mi ha volto in egoisticale.
5) Poiché il mio male è la morte dell’amore, la sua metamorfosi
non si compie per distruzione o annientamento
dell’amore, che non si può e non si deve, ma per scioglimento
della morte e trasformazione in vita.
6) La mia metamorfosi conosce due fasi: la trasformazione
dell’amore egoisticale in azione in amore beneficale
al terreno. Seconda fase: la trasformazione dell’amore
beneficale in amore sacrificale che pure è beneficale
ma al celestiale.
7) Non si dà metamorfosi mia senza la mia libera morte.
Veramente la mia duplice morte: quella che mi do rinnegando
me stesso che equivalgo a egoisticità piena. E quella che
accetto dall’odio ecclesiale. Le chiamo: morte attiva: quella
che mi do dicendomi di no ai piaceri della vita e al piacere
del vivere, quella che accetto di subire dai miei fratelli.
Duplice morte che non mi è possibile senza l’amore sacrificale.
Ma di quale amore sacrificale io dispongo?
1) Non certo di quello Paterno: è proprio questo infatti che
io devo trasformare da egoisticale in sacrificale.
2) Dovrei disporre di quello Figliale: ma non ne abbiamo
neppure la conoscenza.
E dovevamo averla e ci doveva guidare. La croce da portare
non è mia trovata, ma dettata dal maestro. Ma noi l’abbiamo
ridotta al male fisico. La beatitudine sacrificale da abbracciare
non l’ho sognata io, ma il Maestro ce l’ha portata: ‘Beati
voi...’. Oggi giorno poi la mia Chiesa si sbraccia per lanciarsi
all’amore beneficale, e non una parola sul sacrificale. Stiamo
umanizzando Dio e non divinizzando l’uomo. Si conoscerà
Cristo metaforfosato, e questo spiega il nostro tramonto.

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