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Nono dono: da egoisticale a sacrificale la mia libertà. Dal
visuato Paterno e dal visualizzato Figliale, il recupero
della mia sacrificalità.
1) Viene in Gesù con un carico generazionale. Si aggiudica
piena libertà.
2) Il battesimo sacrificale l’ha dalla Chiesa ebraica;
l’odio lo regola Lui.
3) All’inizio e alla fine lamenta il limite insuperabile: solo
una sacrificalità temporale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Ne sono
stato totalmente privato da Satana. Ora la sto recuperando
a due sorgenti:
a) L’attingo dal visuato Paterno. Vedo il Padre che vive
la sua sacrificalità, in ogni mia azione, che nasce
caricandosi di amore e di odio; mi sento chiamato a
vivere la mia, al seguito di Lui e alla maniera di Lui.
b) Il visuato Paterno mi ha fatto visualizzato il Figlio.
Ne facciamo ora la presentazione.
Il Figlio viene in Gesù; viene a pieno carico, carico al
sommo di sacrificalità personale. La ottiene nel talamo
Paterno metamorfosale con una generazione temporale.
Lo spirito Paterno di amore sacrificale: espropriato si cede
in persona di Figlio vivibile al sacrificale.
La vivibile sacrificalità Figliale fonda radicalmente la sua
avventura sacrificale. Con miracoli portentosi assegna alla
sua sacrificalità una qualità intoccabile da chiunque: la
libertà sacrificale. È la qualità specifica del suo amore
Figliale sacrificale.
1) In Gesù viene a vivere la sua sacrificalità Figliale,
prima personale, poi ecclesiale. È tutta in essere, tutta
in potenza. Dalla potenza sacrificale all’atto sacrificale
può passare per l’azione sacrificale della sacrificalità
Paterna che il Padre ha ammassato n tanti secoli nella
sua Chiesa privilegiata: l’ebraica. Dono sacrificante
Paterno. Odio sacrificante: è Paterno. La chiesa Paterna
Ebraica battezza il Figlio con battesimo sacrificale.
Quel battesimo lo vuole, lo sospira con un anelito
incontenibile. Non solo lo attende, ma lo regola Lui
come lo vuole. E poiché l’odio ecclesiale Paterno lo
farà sacrificato, è Gesù che gli dà successivo e pieno
svolgimento. L’odio che accende su di sé è odio umano.
L’odio che alimenta è religioso. L’odio che fa dilagare
è ecclesiale. L’odio che fa divampare è dirigenziale.
L’odio da cui si farà annientare è ufficiale. Si prepara
un battesimo sacrificale pubblico, ufficiale, totale: vi
vuole sacrificato il bene fisico, il bene morale, il bene
messianico, il bene divino.
2) Che cosa deve lamentare in quel battesimo sacrificale?
Non lamenta nulla di quell’atto sacrificale totale, pubblico
e ufficiale: Lui l’ha voluto tale e non si pente e
non fa marcia indietro.
a) Il primo lamento (iniziale) è addirittura triplicato:
per tre volte si lamenta col Padre: è un desiderio che
vorrebbe realizzato: Padre, sto per raggiungere la
mia sacrificalità profondale, ma solo temporale; perché
non mi è concesso di raggiungere la tua sacrificalità
abissale e eternale? Il lamento è fortissimo
nella sua triplice espressione.
Dalla sua Figlialità viene la risposta quietante: sono
i limiti del Figlio segnati dalla paternità del Padre, e
il Figlio docilmente li accetta: ‘Non la mia, ma la tua
volontà sia fatta’.
b) Il secondo lamento (terminale) ha valore di riconoscimento:
il Padre supera nella sua sacrificalità quel57
la del Figlio. Il Padre arriva alla sua abissalità sacrificale
eternale. Da quel Padre il Figlio si vede, si
sente abbandonato: ‘Dio mio, perché mi hai abbandonato?’.
Non è vero che Gesù davanti alla sua
morte ha fatto tre passi indietro. Noi sì che fuggiamo
davanti alla morte, per la nostra libertà egoisticale,
che non ci lascia nemmeno accettare la nostra
sacrificalità che è di necessità per tutti, per averci
fatto il Padre dono di una vita sacrificale.
Gesù vorrebbe non solo una morte temporale, ma eternale
col Padre. Se inferno avessimo a diventare, ora è sicuro,
sarà solo Paterno. Possiamo spiegare il lamento Figliale
puntando decisamente alla comunione trinitaria col mio
sacrificale.

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