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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale. Il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita.
*) Discipulare è:
nel modo con cui Lui lo ha fatto.
3) Con amore sacrificale: l’amore è tutto divino, e sacrificale
in radice e in trasformazione.
a) Lui la vive in me la mia egoisticità, è la sua sacrificalità.
b) Io non vivo più la mia: devo recuperarla mediante
la mia metamorfosi da egoisticale a sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco venir fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita. Il visuato Paterno me l’ha restituita. Il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita.
L’ha fatto insegnandomi l’unico vero discipulare che è:
rinnegare me stesso: dirmi di no continuamente al mio
sentire, al mio agire e al mio acconsentire di amore per me
e di odio. Posta questa prima condizione, posso passare al
discipulare vero e proprio: ‘Prendere la mia croce ogni
giorno e seguire Gesù’.
Accetto la necessaria, ma prendo la libera. Quella che
posso prendere o respingere è la croce dell’odio ecclesiale.
Tale fu pure la croce del Figlio.
L’origine di questa croce è: il Padre metamorfosato: unica
sorgente: me la fa su Lui morendo, da Lui viene calibrata
e da Lui viene destinata.
Da questo nasce tutta una modalità nel viverla. La vivo
con devoto, silenzioso amore sacrificale. La devozione è
al Padre. Il silenzio è proprio dell’amore sacrificale. È
l’amore sacrificale che mi fa devoto e silenzioso nel vivere
la mia croce Paternata.
*) Che amore è quello sacrificale? Tutto l’amore è divino:
sia quello suo personale, come quello che viene partecipato
alla famiglia angelica e umana. Tutto l’amore divino è
sacrificale. Lo è radicalmente nella Trinità infinita nella
quale il Padre vi è il Piccolo eternale.
Nel suo eterno piccolare col Figlio: è la radice metamorfosale.
Con la sua metamorfosi il Padre si trasforma in
vivibile al sacrificale: può darsi da vivere al sacrificale. È
pur vero che l’amore divino è beneficale.
L’amore è fatto di vita beneficale: fa il bene, fa essere chi
non è, e fa vivere chi è al sacrificale necessario: per questo
chi è, è mortale. Ma il beneficale è in funzione diretta
del sacrificale.
1) Lui la vive (sacrificalità): il sacrificale in me. L’amore
sacrificale è in ciascuno di noi, e c’è sostanziale: è un
raggio dello spirito Paterno che ci ha raggiunti al nostro
incominciare. Espropriato si è ceduto, ci si è dato da
vivere al sacrificale con una concezione battesimale
cresimata. La concezione divina sulla umana.
Satana gliel’ha tolta così: mi ha egoisticizzato l’amore
Paterno.
La mia egoisticità è la sacrificalità sua. La vive per ogni
mia azione istintiva e razionale di amore di odio. Ama
tanto la sua sacrificalità, che la vive con devoto, silenzioso
amore sacrificale.
2) Io la vivo (sacrificalità) come Lui. Ma il mio amore
egoisticale non è più sacrificale per me: se non per dare
un servizio generoso alla mia egoisticità.
L’amore egoisticale:
1) mi ha pervertito la devozione: non sono più devoto al
Padre, ma a me stesso.
2) Così pure mi ha ridotto il silenzio e mi ha generato il
vociare dell’odio.
Ora io vivo per istinto, con devoto vociare egoisticale.
Poiché Satana mi ha rapito e mi ha tolto la mia sacrificalità
propria dell’amore Paterno che mi si è dato da vivere,
è urgente per me riprendere e recuperare la mia sacrificalità,
trasformando la mia egoisticità in sacrificalità.
Questo è possibile solamente con la mia metamorfosi.
Senza di essa o devo lentamente e progressivamente inabissarmi
nella mia infernalità.
Siamo così alla terza componente del mio discipulare: il
mio discipulare è fare ciò che non ha fatto Gesù: rinnegarmi:
non ciò che Lui ha fatto: prendere la mia croce.
Farlo con la finalità per cui Lui l’ha portata: Lui per la sua,
io per la mia.
La sua sacrificalità è per la mia; metamorfosi.

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