Introduzione

L’orizzonte che ci si para dinnanzi, carissimi studio/teologal/
amorosi, a questo punto si amplifica sempre di più, e
allarga la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima
verso la bocca aperta della contemplazione, alla quale
nessuno può più sfuggire, affascinandosi di fronte allo
schiudersi di un mistero sempre più profondo e sempre più
appetibile, alla ricerca di quel cibo vivo e vero che non è
altro che la Verità che ci si offre in un dono inaspettato e
sorprendente.
Il buio e la tenebra rimangono tali e quali, ma emerge
sempre più in noi la capacità di penetrare e trapassare
quelle dimensioni con occhi nuovi, quelli specchiati qui,
che ci permettono di vedere anche quello che non appare
nei fatti: intravedere il mai visto e mai udito.
Proprio quello che l’Apostolo ha sentito scorrere in sé e
si premura con amore di trasmettere alla sua generazione,
facendosene tramite, di questo Amante dono: la viva Verità.
Vivendo di essa, carissimi in cammino, nella fatica e
nella prova, nelle gioie e nei dolori, non ci fermiamo affatto,
nemmeno là dove l’ostacolo si fa scandalo per il mondo.
No, non ci fermiamo affatto, perché quello scandalo
umano ci permette sempre e sempre più di scandagliare il
profondo oceano dell’avventura che si trasforma sempre
in apertura: ‘ouverture’ per noi e per il mondo.
(Continua su :

172

Ottavo dono: la pace rinnovata.
Gli agenti della fisica morte mi sono contro la vita e contro
la pace. Noi vogliamo vivere in pace per godercela. È una
pace egoisticale, la nostra; molto diversa da quella di Cristo.
La egoisticale è dal mondo. La sacrificale è da Cristo.

Pneumatica magia quella dei visuato Paterno che tocca,
trasforma e rinnova il vecchio fideato. L’elenco delle cose
rinnovate si va arricchendo: ‘Un battesimo cresimato
Figliale cosciente rinnovato, un peccato rinnovato, una
morte fisica rinnovata, una Medicazione rinnovata, una
Eucarestia rinnovata, una Messa rinnovata, una sacrificalità
fisica rinnovata, una guerra (un male giusto) rinnovata’.
Dal sacrificio suo mangiato io attingo la sacrificalità
mia: quella di libera scelta: odiarmi per lasciarmi odiare.
Con questa sacrificalità prendo ad amare quella di necessità
fisica, che Satana è riuscito a farmi cordialmente odiare.
Ora so che il Padre l’ha affidata al corpo mio, al creato
suo, ai fratelli nostri.
La loro azione di morte fisica può essere individuale, associata,
istituzionalizzata: ed è la guerra (male giusto).
Neppure uno di questi agenti della morte fisica lo sento
amico; li sento tutti contro e io mi sento contro di loro.
Prima di togliermi la vita mi tolgono la pace del mio vivere.
Io voglio vivere in pace. Voglio che il godimento della
vita presente non sia né disturbato né stracciato. Entriamo
così a parlare di quella pace, cui Satana mi ha fatto anelante
per istinto. La vogliamo tutti, a qualsiasi età. ‘Perché
non dovrei goderla? La si vive una sola volta questa vita!’.
Tutti la vogliamo. Operativamente la rincorriamo affannosamente,
la difendiamo disperatamente e non vorremmo
mai che fosse soccombente; la vorremmo sempre vincente.
Una volta tanto l’inganno di Satana viene a galla. Visto
che la nostra pace è tanto meschina e ridotta, allora diamo
coltivazione intensiva giorno per giorno: ‘carpe diem’:
godi la giornata! Ma che pace è la nostra cui aneliamo con
tutte le nostre forze? A fare distinzione tra pace e pace ci
ha pensato Gesù stesso. Lo ha fatto nel dialogo confidenziale
che ha passato con i suoi apostoli nel Cenacolo la
sera del Giovedì Santo. Ecco come pone la distinzione.
Prima pone davanti alla loro mente la sua pace perché
l’abbiano a considerare attentamente: è la pace che sta per
fluire dalla sua croce. ‘Vi lascio la pace’. Non solo la pace
davanti da ammirare, ma si dice pronto a farla scorrere in
ciascuno di loro. ‘Vi do la mia pace’. Ma poiché ognuno
di loro ha già fatto esperienza di una pace diversa, allora
pone in chiaro una modalità diversa. Uno la dà in un
modo; io ve la do in un modo diverso. ‘Non come la dà il
mondo io la do a voi’. Gesù afferma due paci diverse:
1) Una è dal mondo, l’altra è da Cristo.
2) Il mondo è quello posto nel Maligno; Gesù è posto nel
Padre.
3) Il mondo la dà in un modo; Gesù la dà in modo diverso.
4) Quella del mondo la si dà con una forza immanente
nell’uomo: l’amore egoisticale.
Quella di Cristo la si ha con una forza che è data tutta dall’amore
sacrificale. Due distributori contrapposti: il
mondo e Gesù. Due paci contrapposte: diamo a ciascuna
il nome che le si addice: il mondo dà solo una pace egoisticale;
Gesù dispone solamente della pace sacrificale.
Andranno a confronto, perché la scelta sia fatta in maggiore
libertà. Confronto iniziato.

173

Ottavo dono rinnovato: la pace rinnovata. La pace egoisticale
ha vari ambiti.
1) Il più vicino: quello famigliare. L’amore egoisticale dà
vita a vari fenomeni nei quali la costante è sempre il
godimento accoppiato, col quale conseguire una pace
egoisticale apportatrice di sola morte.

 
Il visuato Paterno, col suo tocco Pneumatico, va ricavando dal vecchio fideato una successione di doni rinnovati:
‘Un battesimo cresimato Figliale cosciente rinnovato, un
peccato rinnovato, una morte fisica rinnovata, una
Medicazione rinnovata, una Eucarestia rinnovata, una
Messa rinnovata, una sacrificalità fisica rinnovata, una
guerra rinnovata, una pace rinnovata’. Dalla Messa mangiata
attingo la sacrificalità mia. Quella di libera scelta,
che mi fa amare quella di necessità. Gli agenti, cui il Padre
ha affidato l’azione di morte fisica: il corpo mio, il creato
suo e i fratelli nostri, li sento contro di me e quindi nemici
miei. Mi tolgono la vita, ma prima ancora tolgono la
pace al mio vivere. La persona vuol vivere in pace.
Vuol godere la sua vita senza essere disturbato, e meno
ancora vietato. La persona vuole la pace. Gesù ci ha fornito
una chiara, precisa, e verace distinzione di pace. Una dal
mondo, l’altra da Cristo. Dal mondo, pace mondana. Da
Cristo, pace cristiana. La mondana la costruisce l’amore
egoisticale; la cristiana la costruisce l’amore sacrificale.
La pace egoisticale funziona in tutti gli ambiti umani.
Accostiamoci al più vicino a noi tutti: una pace egoisticale
famigliare. Si compone di varie espressioni di godimento
della vita famigliare, oltre che individuale. Ecco i principali
fenomeni famigliari suscitati dalla pace egoisticale
famigliare.
1) Il rimandare la tribolazione della carne il più possibile.
La famiglia nuova non vuole subito il carico dei figli.
2) Il contenere la tribolazione dei figli nei limiti del piacere.
3) Lo scaricare il peso ingombrante dei genitori anziani
sugli istituti di assistenza: genitori al Ricovero.
4) La tranquilla sicurezza morale del sessuare sponsale
senza figlializzare.
5) La consensualità sponsale a sessuare tranquillamente al
di fuori dell’ambito famigliare. Lui con un’altra lei; lei
con un altro lui.
6) La naturalezza del dividersi, dei separarsi e del divorziare
per costruire una pace egoisticale nuova sulle
ceneri di quella precedente.
7) La resezione morale e talora fisica di quella figlialità
che soffoca malamente la pace egoisticale. La brutta
sorte che tocca ai figli della droga e della delinquenza.
Tutti questi fenomeni famigliari sono produzione diretta
della pace egoisticale famigliare. La vuole l’amore egoisticale
che è quel mondo che in tutti è presente: un godimento
a due non disturbato da alcuno.
Questa pace egoisticale non è apportatrice di vita né ai singoli
che amano la morte viva dell’amore, né all’istituto
famigliare. Una pace accumulatrice di morte. Non vi cercate
l’amore sacrificale, anche se quella coppia, di sacrifici
ne può fare un lungo elenco; in prima fila: il doppio
lavoro: in casa e fuori. Non è una famiglia cristiana questa:
famiglia bene radicata nel Maligno, con tanto di matrimonio
religioso. È cristiana quella in cui l’amore sacrificale
si fa strada tra le fitte maglie dell’amore egoisticale.

174

Ottavo dono rinnovato: la pace rinnovata.
2) Secondo ambito: quello sociale. Oggi prevale sul privato.
Ci offre più sicura ricchezza, che provoca due
movimenti:
a) la rincorsa all’egoisticale sociale
b) la fuga dal sacrificale.
Accelerata la abbiamo da rapporti sociali cresciuti. Dai
mezzi di comunicazione e dalla pubblicità. Tutti si lasciano
prendere la mano, Chiesa compresa.

Il visuato Paterno, già pronto per le future nuove generazioni,
va a toccare il vecchio fideato, lo trasforma e lo rinnova.
Prendono così a scorrere doni rinnovati che ci fanno sapere
quale sarà la Chiesa del futuro. Dal battesimo cresimato
Figliale cosciente rinnovato ci siamo portati al dono della
pace rinnovata. La sacrificalità Figliale presente nella Messa:
Corpo dissanguato che va in manducazione e bibizione, mi
passa la mia: quella di libera scelta che mi fa accettare e
amare quella di necessità: la mia sacrificalità fisica. Gli agen-
ti, cui il Padre ha affidato l’azione di morte fisica, Satana me
li fa sentire nemici: corpo mio, creato suo, fratelli nostri. Mi
tolgono una vita che amo perdutamente, come pure mi tolgono
la pace al mio vivere. Una pace che il mondo mi dà; mondana
dunque, voluta dal mio amore egoisticale. La persona
vuole vivere in pace in tutti i settori della sua vita: vuole
godere indisturbata nell’ambito famigliare. È lì che prende il
via la pace egoisticale famigliare, con tutte quelle manifestazioni
che vanno spiazzando qualsiasi morale famigliare che
non sia regolata da tutto ciò che è piacerato.
*) Affiancata a questa ecco il farsi di una pace egoisticale
sociale. La vita umana scorre tra due poli: il privato e il
sociale. Sempre coesistiti, ma con un andamento diverso.
In un ambiente agricolo si aveva la prevalenza del privato;
i contatti col sociale erano assai limitati. Con l’avvento
della grande industria il sociale è passato al comando.
Si è imposto con una sua offerta: offre maggiore e più
sicurezza e un maggiore potere economico. Rende possibile
una vita più goduta. Sono nati così e si sono ingigantiti
due movimenti sociali:
1) L’inseguimento e la rincorsa all’egoisticale sociale.
2) Il rigetto e la fuga dal sacrificale sociale.
Due fenomeni simultanei e comunicanti. I due movimenti
non sono lasciati alla loro evoluzione naturale, ma vengono
accelerati da mezzi in fluentissimi.
1) La crescita vertiginosa dei rapporti sociali: una vita più
fuori che in casa. Gli spostamenti sono facilissimi.
2) Anche quando la persona è in casa viene immessa
comunque nella società: lo fanno i giornali, la radio, la
televisione. Il sociale invade la casa.
3) La pubblicità lancia la persona nella corsa egoisticale
sociale.
La persona si sente il sacrificale alle spalle e se una paura
rimane per quel finale irremovibile della vita, glielo scioglie
con una dolcezza promessa pure alla morte finale. Stiamo
marciando verso la pace egoisticale sociale. Lo sanno i
movimenti politici e sindacali, che per comporre il loro potere
abbisognano del consenso delle masse. Parola d’ordine:
non contrastare, ma favorire la pace egoisticale sociale.
Anche la Chiesa si è lasciata prendere la mano dal consenso
religioso sociale. Parla prevalentemente di giustizia, di carità,
di diritto, mentre sulla sacrificalità umana va scendendo
il silenzio. I preti non parlano più di rinuncia, di mortificazione.
Quello che fa la prima pace (famigliare) lo fa anche la
seconda (sociale). Una pace che porta allo sfacelo e alla
distruzione della società. La salva solo la pace sacrificale.

175

Ottavo dono: la pace rinnovata.
4) Nell’ambito mondiale: pace militare. Tutti la sentono
un bene e un dono. La facciamo pregata: a Maria, la
Chiesa, la preghiera eucaristica, la beatitudine. Noi,
pacifisti, obiettori, coltiviamo un ottimo desiderio. Ma
i motivi per cui la vogliamo sono più che egoisticali.
Noi vogliamo pace mondiale egoisticale.

Magia Pneumatica del visuato Paterno che tocca, trasforma e
rinnova il vecchio fideato, facendo scorrere una lunga successione
di doni rinnovati con destinazione: nuove future generazioni.
Stiamo ammirando quelli più emergenti: ‘Un battesimo
cresimato Figliale cosciente rinnovato, un peccato rinnovato,
una morte rinnovata, una Medicazione rinnovata, una
Eucarestia rinnovata, una Messa rinnovata, una sacrificalità
fisica rinnovata, una guerra rinnovata, una pace rinnovata’.
Dalla sua sacrificalità attingo alla mia: quella di libera scelta
che mi fa accettare e amare quella di necessità. L’azione di
morte fisica il Padre l’ha affidata ai suoi agenti: corpo mio,
creato suo, fratelli nostri; li sento istintivamente nemici. Mi
tolgono la vita, come tolgono la pace al mio vivere. L’amore
egoisticale che Satana ha ricavato dall’amore Paterno compone
in ciascuno di noi quella parte di mondo che vuole la
sua pace: pace mondana. La vuole nell’ambito famigliare:
pace egoisticale famigliare. La vuole nell’ambito sociale:
pace egoisticale sociale.
*) La vuole nell’ambito mondiale.
La pace mondiale ha una portata così forte che quando si
parla di essa, la si chiama semplicemente: la pace. Nessuno
ha timore a qualificarla un grande bene; per noi credenti nel
dono sommo della pace:
1) La Chiesa attribuisce a Maria una sua regalità sulla
pace, e noi la invochiamo con pressante insistenza:
Regina della Pace.
2) Sempre la Chiesa componendo una sua preghiera litanica
ci fa supplicare Dio perché ci tenga lontano: la
peste, la fame, la guerra.
3) Nella stessa celebrazione eucaristica ci fa oranti per la
pace: ‘Concedi la pace ai nostri giorni’.
4) Se poi ci volgiamo al Vangelo, vi troviamo inserita nelle
Beatitudini una apposita per gli operatori di pace: ‘Beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’.
La pace ci si presenta così come un bene sicuro, autentico,
sommo, che non ha in sé alcuna ombra di male. Il bene della
pace. Tutti noi che la vogliamo ci muoviamo nel campo dei
buoni desideri. Pure in quel campo dobbiamo ammettere
quanti inalberano la bandiera della pace e non temono di sfilare
sulle pubbliche piazze: i famosi pacifisti. Dobbiamo
pure accogliere in quel campo tutti gli obiettori di coscienza
che non accettano un loro servizio alla guerra: quello militare.
Ma perché la persona vuole la pace e non la guerra?
1) Noi vogliamo sicurezza di vita; solo la pace ce la
garantisce.
2) Noi vogliamo stabilità abitativa; la guerra causa esodi
spaventosi.
3) Noi vogliamo continuità lavorativa: la guerra dissesta
l’economia.
4) Noi vogliamo stabilità di comunione umana: la guerra
fa strage proprio nelle comunioni pacifiche.
5) Noi vogliamo ininterrotto godimento di vita: la guerra
ce la strappa furiosamente.
Per questo noi vogliamo la pace. Con coraggio: noi vogliamo
una pace egoisticale mondiale. Dio non la vuole; non la
dà; non la darà.

176

Ottavo dono: la pace rinnovata.
3) Nell’ambito mondiale.
La pace pregata è egoisticale. Allora la correzione: ‘Regina
della Pace sacrificale’. ‘Concedi la pace sacrificale’. ‘Beati
gli operatori di pace sacrificale’. Non ci sono in beatitudine
i pacifisti, gli obiettori, i cristiani e neppure la Chiesa che
lavora come non mai per una pace militare egoisticale.

Il visuato Paterno tocca il battesimo cresimato Figliale, il
peccato, la morte fisica, la Medicazione, l’Eucarestia, la
Messa, la sacrificalità fisica, la guerra; ed eccoli doni rinnovati.
Tocca la pace, ed eccone un dono nuovo: la pace
rinnovata. Della pace egoisticale famigliare ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale sociale ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale mondiale ne fa una pace
sacrificale. Egoisticale la pace mondiale che vogliamo.
Deve darci: sicurezza di vita, stabilità abitativa, continuità
lavorativa, integrità famigliare, gaudio vitale. È una
pace egoisticale animata e motivata unicamente dalla
nostra egoisticità.
1) È proprio quella che domandiamo tutt’ora alla Regina
della Pace; è dunque necessario rettificare il nostro
invocare: non più semplicemente Regina della Pace,
ma: Regina della Pace sacrificale.
2) La stiamo domandando tutt’ora nella Preghiera
Eucaristica: ‘Concedi la pace (militare) ai nostri giorni’.
Un nuovo dire: ‘Concedi la pace sacrificale ai
nostri giorni’.
3) E gli operatori di pace, li collochiamo nella beatitudine
loro con giustezza. Gesù dichiara gli operatori di pace
figli di Dio. È figlio colui che fa quello che fa il padre.
Che il Padre sia operatore di pace non c’è alcun dubbio.
Quale pace produce? Non certo la egoisticale. La sua
pace non è godimento di vita parziale.
È sacrificio della sua vita nella sua creatura per volgerla in
pienezza di vita eterna. Accetta di subire la morte dell’amore
al presente per trasformarla in pienezza di vita
futura. Con una vita sacrificale produce la pace che giustamente
si chiamerà sacrificale. ‘Beati gli operatori di pace
sacrificale, perché saranno chiamati figli di Dio’. Tra quegli
operatori non vi cercate i pacifisti, non vi cercate gli
obiettori di coscienza, perché non ci stanno proprio.
Dovremmo trovarvi i cristiani; non ci stanno neppure loro.
I cristiani fanno Chiesa; vorrei trovarvela, ma neppure ve
la cerco, perché so che non c’è in beatitudine. La Chiesa
ha lavorato tanto per la pace.
Dispone di un peso enorme: il peso del suo potere morale
e spirituale, e lo va sollecitamente impiegando, facendosi
un nome grande.
Più nessuno dei suoi nemici la accusa di essere una guerrafondaia
come fecero con Pio XII per la guerra 40-45.
La sua mediazione, la sua proposta viene sollecitata. La
sua parola e azione di pace la fa grande nel consesso delle
nazioni dove Paolo VI ha gridato: ‘Mai più guerre!’. E
come non dimenticare l’incontro ad Assisi di tutte le religioni
per pregare vistosamente per la pace? Ma forse là si
è dimenticato quale fu la pace generosamente distribuita
dal povero di Assisi: quella che insegnò a frate Leone:
‘Bussato alla porta si farà avanti lo frate guardiano che li
investirà di insulti: gaglioffi importuni! Piglieracci per lo
cappuccio e getteracci a terra e picchieracci a nodo a nodo
per lo bastone nocchieruto’. Fossimo noi cristiani operatori
di pace non egoisticale, ma sacrificale, saremmo figli in
benedizione divina e umana.

177

Ottavo dono: la pace rinnovata.
4) Nell’ambito mondiale: egoisticale è la pace che vogliamo,
e ci dà la guerra. La atomica non l’avremo per la
egoisticità umana e per il disegno Paterno. Quale pace
ci danno le nazioni? Una coscienza crescente richiede
la egoisticale, e i capi fanno di tutto per darla.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno: tocca e rinnova:
1) Tocca il Battesimo e la Cresima: ed ecco un battesimo
cresimato Figliale cosciente.
2) Tocca il peccato ‘offesa fatta a Dio’; ed ecco la malattia
dell’amore.
3) Tocca la morte fisica castigo del peccato; ed ecco il
dono Paterno di una vita sacrificale.
4) Tocca la Confessione, ed ecco la Medicazione.
5) Tocca la sua Eucarestia, ed ecco la mia.
6) Tocca la Messa, ed ecco la mia sacrificalità di libera
scelta che mi fa amare quella di necessità.
7) Tocca la guerra castigo di Dio, ed eccone il prodotto
dell’amore di odio universale.
1) La pace che vogliamo noi è l’egoisticale. La vogliamo
per goderci la vita, e ci viviamo.
È proprio questa la pace che alimenta tutte le guerre di
questo mondo. Ma per quanto abbiamo a dare fondo
alla nostra egoisticità, una guerra non riusciremo a provocare:
ed è la guerra atomica.
E non perché l’umanità sia preoccupata delle sue sorti,
ma perché l’egoisticità umana non vorrà mai un simile
olocausto che sarebbe universale.
Chi conduce l’egoisticità umana è il Padre, il quale non
permetterà mai a Satana (non spiace a lui la cosa) di
annullare i suoi disegni.
Una parola d’ordine Satana fa scorrere nella Chiesa:
tutti al servizio della pace egoisticale. Un’altra diversa
fa muovere lo Pneuma: al servizio della pace sacrificale.
Il Padre ha affidato al cosmo la propria fine, e nessuno
sarà capace di annullare la sua disposizione. La
pace che noi vogliamo dunque è solo egoisticale.
2) Quella che ci danno le nazioni che pace è? Diciamo: le
nazioni, e non i capi delle nazioni, i quali sono fortemente
condizionati proprio dalle loro nazioni. Si sta
formando e consolidando a livello mondiale una
coscienza sempre più forte, sempre più esigente e sempre
più obbligante: è la coscienza mondiale di pace
egoisticale. L’umanità vuole sempre più la pace, perché
va velocemente crescendo il livello dell’amore egoisticale.
Sicuramente vi abbiamo contribuito noi pure
come Chiesa cristiana. Ogni anno infatti, con la
Giornata Mondiale della Pace, diamo una forte accelerata
alla coscienza mondiale per la pace. L’umanità
vuole la pace egoisticale e i capi delle nazioni non possono
ignorare questa gigantesca pressione.
Di qui la pace che i capi delle nazioni si affrettano a conseguire.
Così i capi delle nazioni ricorrono al dialogo, al
compromesso, alle transazioni, alle intese, agli intermediari,
pur di giungere alla pace. Un lavorìo enorme, un
intreccio favoloso di incontri, una rete intricatissima di
intese per sbloccare, per smussare, per ottenere mediante
compromesso una accettazione. Il caso attuale della conferenza
di pace per il Medio Oriente. Quale pace conseguiranno
le nazioni interessate? Non certo una pace sacrificale,
ma sicuramente egoisticale; e questa porterà in
germe sicuramente altre nuove guerre. Le nazioni ambiscono
unicamente a una pace egoisticale; ma non è per
questa via che si avrà la pace. Il pianto di Gesù si allunga
fino a giungere ai nostri giorni, e viene a cadere sulla
nostra incoscienza: ‘Se la mia Chiesa almeno avesse a
conoscere quello che porta alla pace mondiale!’. È solamente
la pace sacrificale. Una Chiesa sacrificale rimane
l’unica speranza per una pace mondiale.

178

Ottavo dono: pace rinnovata: la cristiana.
A confronto la mondana e la cristiana: origine, destinazione,
modalità, funzione, e contenuti diversi. Pace cristiana:
è pienezza di vita; non lo è la presente che è parzialità:
inizio e fine. Lavoro faticoso, conoscenze lente,
affetti varianti, malattie, dolore e morte.
Come mai non siamo sazi? Con l’amore egoisticale il parziale
è totalizzato.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno: tocca e rinnova.
Tocca la pace egoisticale in ogni suo settore: famigliare,
sociale e mondiale, ed ecco una pace sacrificale.
1) Quella viene dal mondo e si qualifica mondana. In ciascuno
di noi c’è una porzione di mondo ed è da noi
stessi la spinta automatica alla pace egoisticale. La mia
vita prontamente afferrata dalla mia egoisticità vuole la
pace perché il suo godimento non venga né contrastato,
né impedito. Per una vita gaudente mi occorre la
pace. Preme a noi la pace egoisticale. Non dispiace
certo a Satana. Se un dispiacere lo coglie è dalla sua
incapacità a garantircela, perché l’amore egoisticale è
già odio infernale, sempre pronto a fare azione di morte
e a strapparci malamente dalla pace agognata.
2) Di fronte alla pace mondana si pone la cristiana: perché
viene da Cristo.
La diversità tra pace mondana e cristiana emerge chiaramente
e prontamente:
1) Diversità di origine: la mondana: solo dal mondo; la
cristiana unicamente da Cristo.
2) Diversità di destinazione: la mondana serve unicamente
al tempo presente; la cristiana ha destinazione futura,
con generosi riflessi pure sul presente.
3) Modalità diverse: la mondana è asacrificale: non vuole
il sacrificio; la cristiana la si consegue unicamente
mediante il sacrificio.
4) Diversità di funzione: la mondana svolge unicamente
una funzione di servizio: serve unicamente al godimento
pieno della vita presente: fornisce la pace al mio
vivere. La cristiana è svolgimento di vita in modo tale
da tendere alla sua pienezza.
5) Diversità di contenuto: la mondana favorisce la morte
dell’amore; la cristiana alimenta la vita dell’amore, da
cui viene la pienezza di vita.
Le due paci hanno due qualità diverse: la mondana è godimento
della vita presente (statica); la cristiana è conseguimento
di una pienezza di vita (dinamica). La pace cristiana
si definisce così: è pienezza di vita. Non si identifica
con la presente, la quale è parzialità di vita: è una vita parziale.
La sua parzialità viene fissata da vari elementi:
1) Questa vita ha un suo inizio e una sua fine. La sua fine
è legata alla sua sacrificalità: dono Paterno di una vita
sacrificale. È dunque una vita di transito o di passaggio,
è una vita di pellegrinaggio.
2) La vita fisica domanda oggi più di ieri una applicazione
continua e faticosa al lavoro quotidiano.
3) La vita intellettuale procede con immensa fatica, urtando
malamente contro i suoi limiti.
4) La vita affettiva è sempre aperta alle variazioni e ai
naufragi.
Il nostro corpo vivente conosce con troppa frequenza
malattie, dolore e angoscia.
Data la vistosa parzialità di questa vita, come mai siamo
presi dalla insaziabilità: viviamo, vogliamo vivere sempre,
la sua conclusione la sentiamo come la rivincita di uno che
ci ha vietato il possesso gaudente della vita presente?
È superficiale e meschina la risposta dei miei fratelli: qui
sappiamo com’è, di là non lo sappiamo.
Satana ci dà la giusta risposta: con l’amore egoisticale ve
la faccio prendere come totale: una vita parziale ve l’ho
fatta amare come totale. Il peccato di fondo comune a
tutti. Totalizzato il parziale.
‘Chi ama la sua vita la perde’...

179

Ottavo dono: pace rinnovata: la cristiana.
La pace mondana egoisticale va contro quella cristiana. Il
Figlio ottiene una parzialità di vita per volgerla in pienezza
mediante il sacrificio, da cui matura una metamorfosi
personale ed ecclesiale.
La prima: pax Cristi. La seconda: pax cristiana.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la pace egoisticale,
ed ecco una pace sacrificale. Sono venute a confronto,
e ne sono emerse le profonde diversità:
1) Origine diversa: la mondana dal mondo, la cristiana da
Cristo.
2) Destinazione diversa: l’una è per qui, l’altra è per lassù.
3) Modo diverso: l’una non ha sacrificio, l’altra sì.
4) Funzione diversa: l’una serve alla vita qui, l’altra alla
pienezza di vita di là.
5) Contenuto diverso:l’una accresce la morte dell’amore,
l’altra la vita.
Dal confronto la pace egoisticale o mondana esce fuori
totalmente bocciata, mentre la sacrificale o cristiana vi
esce promossa a pieni voti. La cristiana domanda di poter
sostituire la mondana. Presentandola l’abbiamo definita:
‘pienezza di vita’. La vita presente non è pienezza, ma è
sola potenzialità di vita: è una vita parziale. Tutto ce lo
dice: incomincia e finisce, il percorso è carico di fatica, di
incertezze, di sconfitte, ed è enormemente appesantito da
ogni sorta di male sempre pronto a scoppiare. Eppure noi
una vita così vistosamente parziale la sentiamo talmente
totale da non voler lasciarcela strappare.
È opera satanica realizzata mediante l’amore Paterno che
ci ha egoisticizzato. Ognuno di noi ama unicamente questa
vita, e non pensa che così si candida alla perdizione.
Noi che non vogliamo una vita presente parziale andiamo
a urtare contro Cristo, il quale ha domandato a Maria proprio
una parzialità di vita. Gesù nasce e muore, cresce faticosamente
nel lavoro quotidiano. Conosce la fame e la
stanchezza, soffre per una ostilità infrangibile della sua
Chiesa. Può e fa azione di vita su ogni infermità e su ogni
decesso che incontra. Ci verrebbe da pensare che almeno
Lui poteva perpetuare una vita parziale. Non lo ha assolutamente
fatto e neppure desiderato. È venuto in parzialità
di vita, per trasformarla in pienezza di vita. Di qui la sua
metamorfosi Figliale. Per compierla dispone di un amore
che noi non abbiamo: di un amore sacrificale dalla forma
personale. Con quell’amore Figliale ama espropriarsi per
cedersi in mano a un amico che lo consegna alla Chiesa
acquirente, e da questa si lascia distruggere fisicamente,
moralmente, messianicamente e divinamente con distruzione
totale, pubblica e ufficiale. Un sacrificio totale di
una vita parziale. Con un simile sacrificio che non può non
farci strabiliare, Lui consegue una duplice metamorfosi:
1) L’una personale: trasformazione in pienezza di vita
della sua parzialità devotamente sacrificata in silenzio
e con amore. La sua inaugurazione è nella risurrezione
di un corpo spiritualizzato e pneumaticizzato: è lo
Pneuma della sua vita: è la Pax Cristi. Così l’ha conseguita,
non in modo diverso.
2) L’altra ecclesiale: trasformazione in ecclesiale del suo
spirito beneficale liberamente e devotamente sacrificato.
Non si dà il beneficio di una vita presente perennizzata, ma
sacrifica la sua beneficalità volta al presente. La Pax cristiana
è pronta per tutti coloro che conoscendo l’arte della
metamorfosi cristiana la sanno perfettamente applicare.

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Ottavo dono: la cristiana.
Pienezza di vita: ci arrivo col sacrificio della parzialità.
Dono Paterno universale, con tanto di amore sacrificale
che non funziona più, perché Satana me lo ha fatto egoisticale.
Occorre trasformarlo in beneficale e sacrificale
libero, per essere pronto al sacrificio di necessità. Lo faccio
con l’amore Figliale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la pace egoisticale,
ed ecco la pace sacrificale, chiamata anche cristiana,
perché viene unicamente da Cristo. Il quale (consegue la
sua) domanda a Maria e ottiene una parzialità di vita, per
farne un sacrificio totale, pubblico e ufficiale.
1) Non accetta e non permette che la vita gli venga tolta in
modo diverso. Se Gesù si fosse lasciato uccidere dai
suoi compaesani pur con devoto silenzioso amore
sacrificale, avrebbe conseguito una metamorfosi solo
strettamente personale: che è ‘trasformazione in pienezza
di vita di una parzialità di vita devotamente sacrificata
con silenzioso amore sacrificale’. Avremmo
avuto solamente la pace di Cristo lasciata a noi come
modello da imitare.
2) Ma Gesù consegue pure una metamorfosi ecclesiale (fa
possibile la nostra) (dal suo spirito): trasformazione in
ecclesiale del suo spirito beneficale liberamente e
devotamente sacrificato. Cessa di far del bene sui corpi
ammalati e deceduti per darsi da vivere a quanti lo
accolgono facendo Chiesa con loro.
Così si fa pronto il suo spirito sacrificale vissuto che mi dà
la Pace Cristiana. È volontà di Cristo donare a noi la sua
pace Cristiana: portarci alla pienezza di vita: ‘Vi do la mia
pace’. Diversa da quella mondana per contenuto come
pure per il modo di conseguirla.
La mondana con l’amore Paterno egoisticale, la cristiana
con l’amore Figliale sacrificale.
Sarebbe da stolti e da sciocchi pensare e sperare un puro e
semplice passaggio: Lui ce la passa bell’e fatta, noi la riceviamo;
è tutto l’opposto. La pace cristiana è pienezza di
vita; ci si arriva col sacrificio della parzialità.
Non che togliamo la vita: non è sacrificale da mai. La vita
non la facciamo noi sacrificale. La troviamo già tale. È
dono Paterno universale la vita fisica sacrificale. Non è
assolutamente castigo divino per il peccato. Mi domanda
che quel dono io lo accolga prima e lo viva nell’ora con
devoto silenzioso amore sacrificale. Per quel sacrificio di
sua vita il Padre mi passò il suo amore sacrificale; ma ora
non funziona più. Satana, l’amore Paterno non me lo ha
strappato di dosso, ma me lo ha trasformato in amore insacrificabile:
è l’amore Paterno egoisticale che non vuole il
sacrificio della mia vita fisica. Con l’amore egoisticale
odio e combatto contro la morte fisica, pur sapendo che
non mi è data alcuna speranza di vittoria. A questo punto
si fa urgente una mia prima metamorfosi possibile unicamente
dallo spirito di amore Figliale sacrificale.
1) Trasformazione in amore beneficale e sacrificale del
mio amore egoisticale liberamente sacrificato. La indicazione
di Gesù è chiarissima: se qualcuno vuole la
pienezza di vita futura si toglie la miriade di piaceri e
delle cose e delle persone, compreso il piacere della
vita parziale. Rinnegandomi l’amore egoisticale mi
faccio pronto a lasciarmi odiare con devoto silenzioso
amore sacrificale.
2) Questa prima metamorfosi mi dispone perfettamente
alla seconda metamorfosi di necessità: trasformazione
in pienezza di vita della sua parzialità devotamente
sacrificata per accettazione. La morte fisica si pone in
dipendenza totale dalla morte egoisticale.
Morte santa da vita santa. Il cristiano di oggi corre un
gravissimo pericolo: di una morte disperata, per una
vita tutta piacerata.
Due metamorfosi per la Pace Cristiana.

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Ottavo dono: pace rinnovata: la sacrificale cristiana. Per
sciogliere tutta la morte dell’amore c’è una indulgenza
plenaria: sacrificio della vita: dono superiore per il suo
valore, per la sua efficacia. Ci sta bene la Santa Unzione,
come la Manducazione, se ci ha dato sacrificalità di libera
scelta e ci ha preparati a quella di necessità.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la pace mondana
o egoisticale ed ecco la pace cristiana o sacrificale. La Pax
Cristiana è in dipendenza diretta dalla Pax Cristi. Gesù
conseguendo la sua, rende possibile la nostra.
Consegue la sua: con un sacrificio personale interamente
voluto; rende possibile la nostra con un sacrificio che è
anche ecclesiale, subìto dalla sua Chiesa: ebraica. La possibilità
per noi sta tutta nel suo Spirito pronto a darsi da
vivere nella sua sacrificalità.
La pace cristiana passa per il sacrificio della parzialità
della mia vita. Per compiere quel sacrificio di vita il Padre
mi ha fornito il suo spirito di amore sacrificale; ma dal
momento che Satana me lo ha egoisticizzato, non mi riesce
più né di accettarlo né di viverlo con devoto silenzioso
amore sacrificale.
Devo riprendere la mia capacità sacrificale facendo rivivere
l’amore Paterno, mediante la forza dell’amore Figliale.
La ottengo rinnegandomi i piaceri della vita, per trasformare
l’amore egoisticale prima in beneficale, e poi in
sacrificale. Non amarmi, per lasciarmi odiare. Posso
togliermi anche tutti i piaceri della vita, ma mi rimane
quello del vivere parziale.
Mi lascio anche odiare, ma mi rimane ancora da sciogliere
tanta morte dell’amore che si è accumulata col mio
diventare. Il sacrificale libero rinnova il male. Quello di
necessità sacrifica un bene.Il Padre, che è di una bontà inimmaginabile, ha disposto
per ciascuno di noi una assoluzione generale, una indulgenza plenaria, e l’ha affidata alla sacrificalità della mia
vita. La mia vita è un dono grande; è un dono di somiglianza
Paterna. Sacrificale la mia vita, come è sacrificale
il suo Spirito. Il sacrificio della mia vita è dono del tutto
superiore. Il mio sacrificio:
1) Per il suo valore: raccoglie tutta la ricchezza della vita
umana e la immola: la vita fisica, la vita intellettuale, la
vita professionale, la vita affettiva, la vita famigliare, la
vita sociale. Non c’è amore più grande del sacrificio
vitale vissuto. La somma di tutte le mie azioni non
ottiene il valore del mio sacrificio.
2) Per il suo costo: non tutti i costi sacrificali sono uguali.
Una morte improvvisa non ha costo alcuno: è un colpo
secco. Il desiderio di invocarlo è pura egoisticità. Vi
sono malattie, agonie e morti che hanno un costo elevatissimo:
è dato dal dolore, dalla angoscia, dalla desolazione,
dallo scoraggiamento, dall’avvilimento per la
incapacità a compiere funzioni strettamente personali,
dallo sfasciamento della integrità fisica. Quanto cosa
morire!
3) Per la sua efficacia: essa deriva e dal valore e dal costo
del sacrificio della vita. Là dove quel sacrificio
cosciente viene compiuto con devoto silenzioso amore
sacrificale, si raggiunge una efficacia davvero miracolosa:
la morte fisica può sciogliere tutta la morte dell’amore
cosciente.
Neanche il dolore del male che ci facciamo all’amore ha
una simile efficacia: rende solamente solubile la morte
dell’amore. Ma il sacrificio vitale vissuto così mi scioglie
totalmente il mio male: assoluzione generale, indulgenza
plenaria. Si cercano le benedizioni sacerdotali, si cerca
anche la benedizione papale; ora conosciamo soltanto
come efficaci le benedizioni sacrificali. Sul nostro sacrificio
conosciuto da noi stessi e non da altri, accettato e vissuto
così bene, si addice il segno della Santa Unzione, perché
alla mia posa sacrificale apporti perseveranza fino alla
fine. Non ce lo vediamo un segno là dove non si accetta
per volontà o per morte avvenuta. Quello è il momento
dell’Eucarestia sacrificale.