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Ottavo dono: pace rinnovata: la sacrificale cristiana. Per
sciogliere tutta la morte dell’amore c’è una indulgenza
plenaria: sacrificio della vita: dono superiore per il suo
valore, per la sua efficacia. Ci sta bene la Santa Unzione,
come la Manducazione, se ci ha dato sacrificalità di libera
scelta e ci ha preparati a quella di necessità.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la pace mondana
o egoisticale ed ecco la pace cristiana o sacrificale. La Pax
Cristiana è in dipendenza diretta dalla Pax Cristi. Gesù
conseguendo la sua, rende possibile la nostra.
Consegue la sua: con un sacrificio personale interamente
voluto; rende possibile la nostra con un sacrificio che è
anche ecclesiale, subìto dalla sua Chiesa: ebraica. La possibilità
per noi sta tutta nel suo Spirito pronto a darsi da
vivere nella sua sacrificalità.
La pace cristiana passa per il sacrificio della parzialità
della mia vita. Per compiere quel sacrificio di vita il Padre
mi ha fornito il suo spirito di amore sacrificale; ma dal
momento che Satana me lo ha egoisticizzato, non mi riesce
più né di accettarlo né di viverlo con devoto silenzioso
amore sacrificale.
Devo riprendere la mia capacità sacrificale facendo rivivere
l’amore Paterno, mediante la forza dell’amore Figliale.
La ottengo rinnegandomi i piaceri della vita, per trasformare
l’amore egoisticale prima in beneficale, e poi in
sacrificale. Non amarmi, per lasciarmi odiare. Posso
togliermi anche tutti i piaceri della vita, ma mi rimane
quello del vivere parziale.
Mi lascio anche odiare, ma mi rimane ancora da sciogliere
tanta morte dell’amore che si è accumulata col mio
diventare. Il sacrificale libero rinnova il male. Quello di
necessità sacrifica un bene.Il Padre, che è di una bontà inimmaginabile, ha disposto
per ciascuno di noi una assoluzione generale, una indulgenza plenaria, e l’ha affidata alla sacrificalità della mia
vita. La mia vita è un dono grande; è un dono di somiglianza
Paterna. Sacrificale la mia vita, come è sacrificale
il suo Spirito. Il sacrificio della mia vita è dono del tutto
superiore. Il mio sacrificio:
1) Per il suo valore: raccoglie tutta la ricchezza della vita
umana e la immola: la vita fisica, la vita intellettuale, la
vita professionale, la vita affettiva, la vita famigliare, la
vita sociale. Non c’è amore più grande del sacrificio
vitale vissuto. La somma di tutte le mie azioni non
ottiene il valore del mio sacrificio.
2) Per il suo costo: non tutti i costi sacrificali sono uguali.
Una morte improvvisa non ha costo alcuno: è un colpo
secco. Il desiderio di invocarlo è pura egoisticità. Vi
sono malattie, agonie e morti che hanno un costo elevatissimo:
è dato dal dolore, dalla angoscia, dalla desolazione,
dallo scoraggiamento, dall’avvilimento per la
incapacità a compiere funzioni strettamente personali,
dallo sfasciamento della integrità fisica. Quanto cosa
morire!
3) Per la sua efficacia: essa deriva e dal valore e dal costo
del sacrificio della vita. Là dove quel sacrificio
cosciente viene compiuto con devoto silenzioso amore
sacrificale, si raggiunge una efficacia davvero miracolosa:
la morte fisica può sciogliere tutta la morte dell’amore
cosciente.
Neanche il dolore del male che ci facciamo all’amore ha
una simile efficacia: rende solamente solubile la morte
dell’amore. Ma il sacrificio vitale vissuto così mi scioglie
totalmente il mio male: assoluzione generale, indulgenza
plenaria. Si cercano le benedizioni sacerdotali, si cerca
anche la benedizione papale; ora conosciamo soltanto
come efficaci le benedizioni sacrificali. Sul nostro sacrificio
conosciuto da noi stessi e non da altri, accettato e vissuto
così bene, si addice il segno della Santa Unzione, perché
alla mia posa sacrificale apporti perseveranza fino alla
fine. Non ce lo vediamo un segno là dove non si accetta
per volontà o per morte avvenuta. Quello è il momento
dell’Eucarestia sacrificale.


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