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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale. A me
spogliato della mia libertà sacrificale viene in soccorso:
1) La sacrificalità Paterna
2) La sacrificalità Figliale: il visuato Paterno mi fa visualizzato
il Figlio.
Così l’ho visto:
a) Viene carico di sacrificalità
b) Viene dal talamo Paterno metamorfosale pronto a
vivere in corpore la sua sacrificalità.
Mette in risalto la sua libertà sacrificale: l’unica del
Figlio del Padre.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. È il potere
che il Padre si è dato, con una metamorfosi sacrificale: da
atto puro, si trasforma in potenzialità sacrificale.
1) La vive in ogni mia azione, la vive ininterrottamente
nella sua Chiesa universale, con devoto silenzioso
amore sacrificale. Tocca profondità temporali e raggiunge
abissalità eternali.
2) Poiché mi si è dato da vivere al sacrificale, io sono chiamato
a vivere la mia sacrificalità al seguito di Lui.
Satana mi ha strappato la mia vocazione. Alla mia libertà
toglie il sacrificale, trasformandolo in egoisticale. Una
parte di sacrificalità viene volta in direzione del Padre e
dei fratelli: odio e uccido; un’altra parte la assegna alla
mia egoisticità facendola capace di immensi sacrifici.
3) Conseguenze. Privato della mia sacrificalità non sono
più figlio di Dio, ma di Satana; il mio potere non è più
sacrificale, ma egoisticale; non è più metamorfosale,
ma infernale, e la comunione che va in facimento continuo
non è più di vita, ma di morte dell’amore.
In questa gravissima situazione, mi soccorre per primo il
visuato Paterno.
La sacrificalità che Lui vive in me, domanda a piena voce
che io la viva in dipendenza da Lui, in silenzio e con
amore, docilmente e pienamente piegato al suo volere.
Dopo di Lui e insieme con Lui mi soccorre il visualizzato
Figliale. Chi mi fa conoscere e vedere chiaramente il
Figlio è quell’amore Paterno sacrificale che mi sono visto
alla luce Pneumatica.
Il Figlio mi si è fatto visualizzato così:
1) Egli viene in questo mondo, viene in Gesù: uomo vero
e Figlio di Dio. Viene con un carico figliale. Non è un
carico parziale, nemmeno un carico dimezzato; viene a
pieno carico: più di quello che ha, non ce ne sta. È carico
fino al sommo Figliale: di sacrificalità. La porta
tutta il suo spirito di amore, in cui il beneficale è in funzione
diretta del sacrificale.
2) Donde viene al Figlio la pienezza di quel carico? Il
Figlio viene dal talamo metamorfosale Paterno. In quel
talamo il Padre si trasforma in concentrato sommo di
potenzialità sacrificali. La metamorfosi Paterna induce
la Figliale.
È la generazione temporale del Figlio: lo spirito Paterno di
amore sacrificale: espropriato si cede in persona di Figlio
vivibile al sacrificale. La vivibilità sacrificale fonda radicalmente
tutta la avventura della sua Incarnazione, voluta
per realizzare tutta la sua sacrificalità Figliale.
Di un Figlio che vuole vivere tutta la sua sacrificalità e che
la vive in carne umana, per aprire una nuova storia ecclesiale
che sia sacrificale, il Padre non può che godere di un
gaudio inesprimibile.
‘Il mio Figlio diletto, ascoltatelo nella sua sacrificalità’.
L’unica sua occupazione sarà questa: io sono venuto a
occuparmi della sacrificalità Paterna e a vivere la sacrificalità
Figliale. Una attenzione particolare e un rilievo
vistoso l’ha dato alla sua libertà sacrificale. Per tre anni
l’ha pubblicata con gesti miracolosi:
1) Scivola via dalle mani dei suoi compaesani che stavano
per gettarlo dal precipizio.
2) Sfugge in un baleno dal lancio dei sassi pronti a lapidarlo.
3) Con la sola parola ispirata svita completamente la
volontà di arrestarlo da parte delle guardie del tempio.
Assicura i suoi che Lui liberamente pone la sua vita in sacrificio.
Ai suoi che gli ricordano i tentativi di Erode per catturarlo:
‘A quella volpe dite: opero oggi e domani, al terzo
giorno sarò io a presentarmi al sacrificale’. Noi diciamo: la
libertà dei figli di Dio. È una sola: la sacrificale.

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