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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale.
5) Gesù propone l’unico vero discipulare. Sgombero del
campo. Non è veritare: tutte tutte significate nel creato,
ma la centrale con un segno metamorfosale: il baco
da seta. Gesù indica la centrale: amore sacrificale. La
Chiesa ne scandaglia tante, e poi colpisce a morte i
dissidenti. Qualcuno domanda perdono, ma l’amore
sacrificale non ne ha bisogno.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita. Il visuato Paterno me l’ha restituita. Il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita. Che cosa del Figlio mi ha
fatto vedere, lo sto presentando:
1) Il Figlio viene in Gesù a pieno carico sacrificale.
2) Viene a viverlo, accogliendo il dono Paterno di una
Chiesa privilegiata ebraica ladra e assassina, imprimendogli
liberamente una forma verticale, per avere un
sacrificio totale, pubblico e ufficiale.
3) Senza nulla lamentare se non una sacrificalità di sola
spettanza Paternale. Sacrificalità personale; solo profondale,
non abissale; solo temporale, non eternale.
4) Veemente nel respingere ogni tentativo: satanico e
umanale di deviarlo dalla sua sacrificalità personale.
5) Preciso e chiarissimo nell’insegnare ai suoi l’unico
vero discipulare. Discipulare Gesù: vuol dire: innanzitutto
ascoltare per imparare tutto ciò che insegna ai
suoi. Non basta sapere; occorre seguirlo sull’unica strada
da Lui tracciata, proposta e da Lui trionfalmente
percorsa. Incomincia a liberare il campo da ogni sofisticazione
presente e futura.
Discipulare non è tutto questo che ora mandiamo in elencazione:
Non è veritare marginale: le verità divine sono state bene
significate da tutta una ricchezza creata. Segni fissati nel
creato e in continuo farsi nella storia umana. Ma da soli
non avremmo mai letto i segni profeticali che ci stanno
davanti. Uno solo centrale. Il segno metamorfosale del
baco da seta ammirato da bambini non aveva mai parlato
della metamorfosi Figliale e meno ancora della Paterna. Il
Figlio ci ha voluto insegnare una sola verità centrale:
l’amore divino in Dio e nell’uomo è sacrificale, di passaggio
è beneficale. Ma la Chiesa nei suoi sinodi, concilii, nei
suoi simboli e nella sua ricerca teologica ha diagnosticato
una serie interminabile di verità (marginali). Per quelle
verità ne sono venute lotte teologiche, condanne d’autorità,
scomuniche inappellabili, esecuzioni capitali tramite il
braccio secolare. Quante teste teologiche decapitate, quante
gambe tagliate e quante braccia mutilate per difendere
la verita! Poi qualcuno ha il coraggio - non sappiamo fino
a quanto sincero - di domandare perdono per quella carneficina
ecclesiale: come si è fatto ultimamente, ad esempio
con Padre Turoldo, quando ormai la sua fine si annunciava
imminente. Se Padre Turoldo avesse trovato l’unica
verità che fa discipulare: la sacrificalità dell’amore, non si
sarebbe fatto male godendosi egoisticamente la sua riabilitazione
ante mortem.
Gesù non l’avrebbe accettata, perché l’amore sacrificale
non domanda e non accetta mai la riabilitazione. La riabilitazione
di Turoldo gli ha fatto gridare: Dunque io avevo
ragione e la dirigenza ecclesiale aveva torto!
L’amore sacrificale non abbisogna di alcuna ragione: le ha
tutte in se stesso, e non ne domanda alcuna. Non sappiamo
se avrà avuto il coraggio e la lucidità a ringraziare sinceramente
una Chiesa veritata impegnata energicamente
nell’affermare verità, a difenderle, e a decapitare quanti si
pongono a ostacolare, per avere dato a lui la possibilità di
richiamarla all’unica verità che abbiamo in modo sovrabbondante
tradito e rinnegato: la sacrificalità dell’amore.
La nostra Chiesa è sovraccarica di discepoli veritati. Il credere
a tutte le verità non è forse la condizione per il rito
Battesimale? E non è l’unica condizione per un battesimo
cresimato cosciente la vocazione cosciente alla sacrificalità
dell’amore? Discipulare non è dunque veritare.

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