Introduzione

L’orizzonte che ci si para dinnanzi, carissimi studio/teologal/
amorosi, a questo punto si amplifica sempre di più, e
allarga la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima
verso la bocca aperta della contemplazione, alla quale
nessuno può più sfuggire, affascinandosi di fronte allo
schiudersi di un mistero sempre più profondo e sempre più
appetibile, alla ricerca di quel cibo vivo e vero che non è
altro che la Verità che ci si offre in un dono inaspettato e
sorprendente.
Il buio e la tenebra rimangono tali e quali, ma emerge
sempre più in noi la capacità di penetrare e trapassare
quelle dimensioni con occhi nuovi, quelli specchiati qui,
che ci permettono di vedere anche quello che non appare
nei fatti: intravedere il mai visto e mai udito.
Proprio quello che l’Apostolo ha sentito scorrere in sé e
si premura con amore di trasmettere alla sua generazione,
facendosene tramite, di questo Amante dono: la viva Verità.
Vivendo di essa, carissimi in cammino, nella fatica e
nella prova, nelle gioie e nei dolori, non ci fermiamo affatto,
nemmeno là dove l’ostacolo si fa scandalo per il mondo.
No, non ci fermiamo affatto, perché quello scandalo
umano ci permette sempre e sempre più di scandagliare il
profondo oceano dell’avventura che si trasforma sempre
in apertura: ‘ouverture’ per noi e per il mondo.
(Continua su :

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Ottavo dono: la pace rinnovata.
Gli agenti della fisica morte mi sono contro la vita e contro
la pace. Noi vogliamo vivere in pace per godercela. È una
pace egoisticale, la nostra; molto diversa da quella di Cristo.
La egoisticale è dal mondo. La sacrificale è da Cristo.

Pneumatica magia quella dei visuato Paterno che tocca,
trasforma e rinnova il vecchio fideato. L’elenco delle cose
rinnovate si va arricchendo: ‘Un battesimo cresimato
Figliale cosciente rinnovato, un peccato rinnovato, una
morte fisica rinnovata, una Medicazione rinnovata, una
Eucarestia rinnovata, una Messa rinnovata, una sacrificalità
fisica rinnovata, una guerra (un male giusto) rinnovata’.
Dal sacrificio suo mangiato io attingo la sacrificalità
mia: quella di libera scelta: odiarmi per lasciarmi odiare.
Con questa sacrificalità prendo ad amare quella di necessità
fisica, che Satana è riuscito a farmi cordialmente odiare.
Ora so che il Padre l’ha affidata al corpo mio, al creato
suo, ai fratelli nostri.
La loro azione di morte fisica può essere individuale, associata,
istituzionalizzata: ed è la guerra (male giusto).
Neppure uno di questi agenti della morte fisica lo sento
amico; li sento tutti contro e io mi sento contro di loro.
Prima di togliermi la vita mi tolgono la pace del mio vivere.
Io voglio vivere in pace. Voglio che il godimento della
vita presente non sia né disturbato né stracciato. Entriamo
così a parlare di quella pace, cui Satana mi ha fatto anelante
per istinto. La vogliamo tutti, a qualsiasi età. ‘Perché
non dovrei goderla? La si vive una sola volta questa vita!’.
Tutti la vogliamo. Operativamente la rincorriamo affannosamente,
la difendiamo disperatamente e non vorremmo
mai che fosse soccombente; la vorremmo sempre vincente.
Una volta tanto l’inganno di Satana viene a galla. Visto
che la nostra pace è tanto meschina e ridotta, allora diamo
coltivazione intensiva giorno per giorno: ‘carpe diem’:
godi la giornata! Ma che pace è la nostra cui aneliamo con
tutte le nostre forze? A fare distinzione tra pace e pace ci
ha pensato Gesù stesso. Lo ha fatto nel dialogo confidenziale
che ha passato con i suoi apostoli nel Cenacolo la
sera del Giovedì Santo. Ecco come pone la distinzione.
Prima pone davanti alla loro mente la sua pace perché
l’abbiano a considerare attentamente: è la pace che sta per
fluire dalla sua croce. ‘Vi lascio la pace’. Non solo la pace
davanti da ammirare, ma si dice pronto a farla scorrere in
ciascuno di loro. ‘Vi do la mia pace’. Ma poiché ognuno
di loro ha già fatto esperienza di una pace diversa, allora
pone in chiaro una modalità diversa. Uno la dà in un
modo; io ve la do in un modo diverso. ‘Non come la dà il
mondo io la do a voi’. Gesù afferma due paci diverse:
1) Una è dal mondo, l’altra è da Cristo.
2) Il mondo è quello posto nel Maligno; Gesù è posto nel
Padre.
3) Il mondo la dà in un modo; Gesù la dà in modo diverso.
4) Quella del mondo la si dà con una forza immanente
nell’uomo: l’amore egoisticale.
Quella di Cristo la si ha con una forza che è data tutta dall’amore
sacrificale. Due distributori contrapposti: il
mondo e Gesù. Due paci contrapposte: diamo a ciascuna
il nome che le si addice: il mondo dà solo una pace egoisticale;
Gesù dispone solamente della pace sacrificale.
Andranno a confronto, perché la scelta sia fatta in maggiore
libertà. Confronto iniziato.

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Ottavo dono rinnovato: la pace rinnovata. La pace egoisticale
ha vari ambiti.
1) Il più vicino: quello famigliare. L’amore egoisticale dà
vita a vari fenomeni nei quali la costante è sempre il
godimento accoppiato, col quale conseguire una pace
egoisticale apportatrice di sola morte.

 
Il visuato Paterno, col suo tocco Pneumatico, va ricavando dal vecchio fideato una successione di doni rinnovati:
‘Un battesimo cresimato Figliale cosciente rinnovato, un
peccato rinnovato, una morte fisica rinnovata, una
Medicazione rinnovata, una Eucarestia rinnovata, una
Messa rinnovata, una sacrificalità fisica rinnovata, una
guerra rinnovata, una pace rinnovata’. Dalla Messa mangiata
attingo la sacrificalità mia. Quella di libera scelta,
che mi fa amare quella di necessità. Gli agenti, cui il Padre
ha affidato l’azione di morte fisica: il corpo mio, il creato
suo e i fratelli nostri, li sento contro di me e quindi nemici
miei. Mi tolgono la vita, ma prima ancora tolgono la
pace al mio vivere. La persona vuol vivere in pace.
Vuol godere la sua vita senza essere disturbato, e meno
ancora vietato. La persona vuole la pace. Gesù ci ha fornito
una chiara, precisa, e verace distinzione di pace. Una dal
mondo, l’altra da Cristo. Dal mondo, pace mondana. Da
Cristo, pace cristiana. La mondana la costruisce l’amore
egoisticale; la cristiana la costruisce l’amore sacrificale.
La pace egoisticale funziona in tutti gli ambiti umani.
Accostiamoci al più vicino a noi tutti: una pace egoisticale
famigliare. Si compone di varie espressioni di godimento
della vita famigliare, oltre che individuale. Ecco i principali
fenomeni famigliari suscitati dalla pace egoisticale
famigliare.
1) Il rimandare la tribolazione della carne il più possibile.
La famiglia nuova non vuole subito il carico dei figli.
2) Il contenere la tribolazione dei figli nei limiti del piacere.
3) Lo scaricare il peso ingombrante dei genitori anziani
sugli istituti di assistenza: genitori al Ricovero.
4) La tranquilla sicurezza morale del sessuare sponsale
senza figlializzare.
5) La consensualità sponsale a sessuare tranquillamente al
di fuori dell’ambito famigliare. Lui con un’altra lei; lei
con un altro lui.
6) La naturalezza del dividersi, dei separarsi e del divorziare
per costruire una pace egoisticale nuova sulle
ceneri di quella precedente.
7) La resezione morale e talora fisica di quella figlialità
che soffoca malamente la pace egoisticale. La brutta
sorte che tocca ai figli della droga e della delinquenza.
Tutti questi fenomeni famigliari sono produzione diretta
della pace egoisticale famigliare. La vuole l’amore egoisticale
che è quel mondo che in tutti è presente: un godimento
a due non disturbato da alcuno.
Questa pace egoisticale non è apportatrice di vita né ai singoli
che amano la morte viva dell’amore, né all’istituto
famigliare. Una pace accumulatrice di morte. Non vi cercate
l’amore sacrificale, anche se quella coppia, di sacrifici
ne può fare un lungo elenco; in prima fila: il doppio
lavoro: in casa e fuori. Non è una famiglia cristiana questa:
famiglia bene radicata nel Maligno, con tanto di matrimonio
religioso. È cristiana quella in cui l’amore sacrificale
si fa strada tra le fitte maglie dell’amore egoisticale.

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Ottavo dono rinnovato: la pace rinnovata.
2) Secondo ambito: quello sociale. Oggi prevale sul privato.
Ci offre più sicura ricchezza, che provoca due
movimenti:
a) la rincorsa all’egoisticale sociale
b) la fuga dal sacrificale.
Accelerata la abbiamo da rapporti sociali cresciuti. Dai
mezzi di comunicazione e dalla pubblicità. Tutti si lasciano
prendere la mano, Chiesa compresa.

Il visuato Paterno, già pronto per le future nuove generazioni,
va a toccare il vecchio fideato, lo trasforma e lo rinnova.
Prendono così a scorrere doni rinnovati che ci fanno sapere
quale sarà la Chiesa del futuro. Dal battesimo cresimato
Figliale cosciente rinnovato ci siamo portati al dono della
pace rinnovata. La sacrificalità Figliale presente nella Messa:
Corpo dissanguato che va in manducazione e bibizione, mi
passa la mia: quella di libera scelta che mi fa accettare e
amare quella di necessità: la mia sacrificalità fisica. Gli agen-
ti, cui il Padre ha affidato l’azione di morte fisica, Satana me
li fa sentire nemici: corpo mio, creato suo, fratelli nostri. Mi
tolgono una vita che amo perdutamente, come pure mi tolgono
la pace al mio vivere. Una pace che il mondo mi dà; mondana
dunque, voluta dal mio amore egoisticale. La persona
vuole vivere in pace in tutti i settori della sua vita: vuole
godere indisturbata nell’ambito famigliare. È lì che prende il
via la pace egoisticale famigliare, con tutte quelle manifestazioni
che vanno spiazzando qualsiasi morale famigliare che
non sia regolata da tutto ciò che è piacerato.
*) Affiancata a questa ecco il farsi di una pace egoisticale
sociale. La vita umana scorre tra due poli: il privato e il
sociale. Sempre coesistiti, ma con un andamento diverso.
In un ambiente agricolo si aveva la prevalenza del privato;
i contatti col sociale erano assai limitati. Con l’avvento
della grande industria il sociale è passato al comando.
Si è imposto con una sua offerta: offre maggiore e più
sicurezza e un maggiore potere economico. Rende possibile
una vita più goduta. Sono nati così e si sono ingigantiti
due movimenti sociali:
1) L’inseguimento e la rincorsa all’egoisticale sociale.
2) Il rigetto e la fuga dal sacrificale sociale.
Due fenomeni simultanei e comunicanti. I due movimenti
non sono lasciati alla loro evoluzione naturale, ma vengono
accelerati da mezzi in fluentissimi.
1) La crescita vertiginosa dei rapporti sociali: una vita più
fuori che in casa. Gli spostamenti sono facilissimi.
2) Anche quando la persona è in casa viene immessa
comunque nella società: lo fanno i giornali, la radio, la
televisione. Il sociale invade la casa.
3) La pubblicità lancia la persona nella corsa egoisticale
sociale.
La persona si sente il sacrificale alle spalle e se una paura
rimane per quel finale irremovibile della vita, glielo scioglie
con una dolcezza promessa pure alla morte finale. Stiamo
marciando verso la pace egoisticale sociale. Lo sanno i
movimenti politici e sindacali, che per comporre il loro potere
abbisognano del consenso delle masse. Parola d’ordine:
non contrastare, ma favorire la pace egoisticale sociale.
Anche la Chiesa si è lasciata prendere la mano dal consenso
religioso sociale. Parla prevalentemente di giustizia, di carità,
di diritto, mentre sulla sacrificalità umana va scendendo
il silenzio. I preti non parlano più di rinuncia, di mortificazione.
Quello che fa la prima pace (famigliare) lo fa anche la
seconda (sociale). Una pace che porta allo sfacelo e alla
distruzione della società. La salva solo la pace sacrificale.

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Ottavo dono: la pace rinnovata.
4) Nell’ambito mondiale: pace militare. Tutti la sentono
un bene e un dono. La facciamo pregata: a Maria, la
Chiesa, la preghiera eucaristica, la beatitudine. Noi,
pacifisti, obiettori, coltiviamo un ottimo desiderio. Ma
i motivi per cui la vogliamo sono più che egoisticali.
Noi vogliamo pace mondiale egoisticale.

Magia Pneumatica del visuato Paterno che tocca, trasforma e
rinnova il vecchio fideato, facendo scorrere una lunga successione
di doni rinnovati con destinazione: nuove future generazioni.
Stiamo ammirando quelli più emergenti: ‘Un battesimo
cresimato Figliale cosciente rinnovato, un peccato rinnovato,
una morte rinnovata, una Medicazione rinnovata, una
Eucarestia rinnovata, una Messa rinnovata, una sacrificalità
fisica rinnovata, una guerra rinnovata, una pace rinnovata’.
Dalla sua sacrificalità attingo alla mia: quella di libera scelta
che mi fa accettare e amare quella di necessità. L’azione di
morte fisica il Padre l’ha affidata ai suoi agenti: corpo mio,
creato suo, fratelli nostri; li sento istintivamente nemici. Mi
tolgono la vita, come tolgono la pace al mio vivere. L’amore
egoisticale che Satana ha ricavato dall’amore Paterno compone
in ciascuno di noi quella parte di mondo che vuole la
sua pace: pace mondana. La vuole nell’ambito famigliare:
pace egoisticale famigliare. La vuole nell’ambito sociale:
pace egoisticale sociale.
*) La vuole nell’ambito mondiale.
La pace mondiale ha una portata così forte che quando si
parla di essa, la si chiama semplicemente: la pace. Nessuno
ha timore a qualificarla un grande bene; per noi credenti nel
dono sommo della pace:
1) La Chiesa attribuisce a Maria una sua regalità sulla
pace, e noi la invochiamo con pressante insistenza:
Regina della Pace.
2) Sempre la Chiesa componendo una sua preghiera litanica
ci fa supplicare Dio perché ci tenga lontano: la
peste, la fame, la guerra.
3) Nella stessa celebrazione eucaristica ci fa oranti per la
pace: ‘Concedi la pace ai nostri giorni’.
4) Se poi ci volgiamo al Vangelo, vi troviamo inserita nelle
Beatitudini una apposita per gli operatori di pace: ‘Beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’.
La pace ci si presenta così come un bene sicuro, autentico,
sommo, che non ha in sé alcuna ombra di male. Il bene della
pace. Tutti noi che la vogliamo ci muoviamo nel campo dei
buoni desideri. Pure in quel campo dobbiamo ammettere
quanti inalberano la bandiera della pace e non temono di sfilare
sulle pubbliche piazze: i famosi pacifisti. Dobbiamo
pure accogliere in quel campo tutti gli obiettori di coscienza
che non accettano un loro servizio alla guerra: quello militare.
Ma perché la persona vuole la pace e non la guerra?
1) Noi vogliamo sicurezza di vita; solo la pace ce la
garantisce.
2) Noi vogliamo stabilità abitativa; la guerra causa esodi
spaventosi.
3) Noi vogliamo continuità lavorativa: la guerra dissesta
l’economia.
4) Noi vogliamo stabilità di comunione umana: la guerra
fa strage proprio nelle comunioni pacifiche.
5) Noi vogliamo ininterrotto godimento di vita: la guerra
ce la strappa furiosamente.
Per questo noi vogliamo la pace. Con coraggio: noi vogliamo
una pace egoisticale mondiale. Dio non la vuole; non la
dà; non la darà.

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Ottavo dono: la pace rinnovata.
3) Nell’ambito mondiale.
La pace pregata è egoisticale. Allora la correzione: ‘Regina
della Pace sacrificale’. ‘Concedi la pace sacrificale’. ‘Beati
gli operatori di pace sacrificale’. Non ci sono in beatitudine
i pacifisti, gli obiettori, i cristiani e neppure la Chiesa che
lavora come non mai per una pace militare egoisticale.

Il visuato Paterno tocca il battesimo cresimato Figliale, il
peccato, la morte fisica, la Medicazione, l’Eucarestia, la
Messa, la sacrificalità fisica, la guerra; ed eccoli doni rinnovati.
Tocca la pace, ed eccone un dono nuovo: la pace
rinnovata. Della pace egoisticale famigliare ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale sociale ne fa una pace
sacrificale. Della pace egoisticale mondiale ne fa una pace
sacrificale. Egoisticale la pace mondiale che vogliamo.
Deve darci: sicurezza di vita, stabilità abitativa, continuità
lavorativa, integrità famigliare, gaudio vitale. È una
pace egoisticale animata e motivata unicamente dalla
nostra egoisticità.
1) È proprio quella che domandiamo tutt’ora alla Regina
della Pace; è dunque necessario rettificare il nostro
invocare: non più semplicemente Regina della Pace,
ma: Regina della Pace sacrificale.
2) La stiamo domandando tutt’ora nella Preghiera
Eucaristica: ‘Concedi la pace (militare) ai nostri giorni’.
Un nuovo dire: ‘Concedi la pace sacrificale ai
nostri giorni’.
3) E gli operatori di pace, li collochiamo nella beatitudine
loro con giustezza. Gesù dichiara gli operatori di pace
figli di Dio. È figlio colui che fa quello che fa il padre.
Che il Padre sia operatore di pace non c’è alcun dubbio.
Quale pace produce? Non certo la egoisticale. La sua
pace non è godimento di vita parziale.
È sacrificio della sua vita nella sua creatura per volgerla in
pienezza di vita eterna. Accetta di subire la morte dell’amore
al presente per trasformarla in pienezza di vita
futura. Con una vita sacrificale produce la pace che giustamente
si chiamerà sacrificale. ‘Beati gli operatori di pace
sacrificale, perché saranno chiamati figli di Dio’. Tra quegli
operatori non vi cercate i pacifisti, non vi cercate gli
obiettori di coscienza, perché non ci stanno proprio.
Dovremmo trovarvi i cristiani; non ci stanno neppure loro.
I cristiani fanno Chiesa; vorrei trovarvela, ma neppure ve
la cerco, perché so che non c’è in beatitudine. La Chiesa
ha lavorato tanto per la pace.
Dispone di un peso enorme: il peso del suo potere morale
e spirituale, e lo va sollecitamente impiegando, facendosi
un nome grande.
Più nessuno dei suoi nemici la accusa di essere una guerrafondaia
come fecero con Pio XII per la guerra 40-45.
La sua mediazione, la sua proposta viene sollecitata. La
sua parola e azione di pace la fa grande nel consesso delle
nazioni dove Paolo VI ha gridato: ‘Mai più guerre!’. E
come non dimenticare l’incontro ad Assisi di tutte le religioni
per pregare vistosamente per la pace? Ma forse là si
è dimenticato quale fu la pace generosamente distribuita
dal povero di Assisi: quella che insegnò a frate Leone:
‘Bussato alla porta si farà avanti lo frate guardiano che li
investirà di insulti: gaglioffi importuni! Piglieracci per lo
cappuccio e getteracci a terra e picchieracci a nodo a nodo
per lo bastone nocchieruto’. Fossimo noi cristiani operatori
di pace non egoisticale, ma sacrificale, saremmo figli in
benedizione divina e umana.

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Ottavo dono: la pace rinnovata.
4) Nell’ambito mondiale: egoisticale è la pace che vogliamo,
e ci dà la guerra. La atomica non l’avremo per la
egoisticità umana e per il disegno Paterno. Quale pace
ci danno le nazioni? Una coscienza crescente richiede
la egoisticale, e i capi fanno di tutto per darla.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno: tocca e rinnova:
1) Tocca il Battesimo e la Cresima: ed ecco un battesimo
cresimato Figliale cosciente.
2) Tocca il peccato ‘offesa fatta a Dio’; ed ecco la malattia
dell’amore.
3) Tocca la morte fisica castigo del peccato; ed ecco il
dono Paterno di una vita sacrificale.
4) Tocca la Confessione, ed ecco la Medicazione.
5) Tocca la sua Eucarestia, ed ecco la mia.
6) Tocca la Messa, ed ecco la mia sacrificalità di libera
scelta che mi fa amare quella di necessità.
7) Tocca la guerra castigo di Dio, ed eccone il prodotto
dell’amore di odio universale.
1) La pace che vogliamo noi è l’egoisticale. La vogliamo
per goderci la vita, e ci viviamo.
È proprio questa la pace che alimenta tutte le guerre di
questo mondo. Ma per quanto abbiamo a dare fondo
alla nostra egoisticità, una guerra non riusciremo a provocare:
ed è la guerra atomica.
E non perché l’umanità sia preoccupata delle sue sorti,
ma perché l’egoisticità umana non vorrà mai un simile
olocausto che sarebbe universale.
Chi conduce l’egoisticità umana è il Padre, il quale non
permetterà mai a Satana (non spiace a lui la cosa) di
annullare i suoi disegni.
Una parola d’ordine Satana fa scorrere nella Chiesa:
tutti al servizio della pace egoisticale. Un’altra diversa
fa muovere lo Pneuma: al servizio della pace sacrificale.
Il Padre ha affidato al cosmo la propria fine, e nessuno
sarà capace di annullare la sua disposizione. La
pace che noi vogliamo dunque è solo egoisticale.
2) Quella che ci danno le nazioni che pace è? Diciamo: le
nazioni, e non i capi delle nazioni, i quali sono fortemente
condizionati proprio dalle loro nazioni. Si sta
formando e consolidando a livello mondiale una
coscienza sempre più forte, sempre più esigente e sempre
più obbligante: è la coscienza mondiale di pace
egoisticale. L’umanità vuole sempre più la pace, perché
va velocemente crescendo il livello dell’amore egoisticale.
Sicuramente vi abbiamo contribuito noi pure
come Chiesa cristiana. Ogni anno infatti, con la
Giornata Mondiale della Pace, diamo una forte accelerata
alla coscienza mondiale per la pace. L’umanità
vuole la pace egoisticale e i capi delle nazioni non possono
ignorare questa gigantesca pressione.
Di qui la pace che i capi delle nazioni si affrettano a conseguire.
Così i capi delle nazioni ricorrono al dialogo, al
compromesso, alle transazioni, alle intese, agli intermediari,
pur di giungere alla pace. Un lavorìo enorme, un
intreccio favoloso di incontri, una rete intricatissima di
intese per sbloccare, per smussare, per ottenere mediante
compromesso una accettazione. Il caso attuale della conferenza
di pace per il Medio Oriente. Quale pace conseguiranno
le nazioni interessate? Non certo una pace sacrificale,
ma sicuramente egoisticale; e questa porterà in
germe sicuramente altre nuove guerre. Le nazioni ambiscono
unicamente a una pace egoisticale; ma non è per
questa via che si avrà la pace. Il pianto di Gesù si allunga
fino a giungere ai nostri giorni, e viene a cadere sulla
nostra incoscienza: ‘Se la mia Chiesa almeno avesse a
conoscere quello che porta alla pace mondiale!’. È solamente
la pace sacrificale. Una Chiesa sacrificale rimane
l’unica speranza per una pace mondiale.